Ciao a tutti, una delegazione dell’Associazione Villa Amantea (AVA) è appena tornata da Bruxelles perché in un nordico pomeriggio di primavera, abbiamo iniziato il viaggio per capire quale situazione vivano i rifugiati in altri stati europei.

Il tour del camper, in lungo ed in largo alla ricerca dei profughi e delle loro condizioni in giro per l’Italia, ha ora iniziato un percorso più amplio in giro per l’Europa. Siamo partiti dal cuore, il cuore politico e il cuore del multiculturalismo: Bruxelles.

Le domande che abbiamo dentro sono: Toc-toc noi facciamo così voi? insieme possiamo aiutarci di più?

Abbiamo cercato, guardato e abbiamo sentito di una chiesa dove “stanno” dei rifugiati. Una chiesa? Magari è la parrocchia che li accoglie? Forse non ho ben capito, andiamo a vedere.

Abbiamo trovato la chiesa del Béguinage, una Chiesa, davvero, che accoglie gli afgani che hanno chiesto asilo ma hanno già avuto un rifiuto. E’ una Chiesa-casa ormai. Una chiesa che profuma di cibo speziato e non più solo d’incensi.

E’ domenica ma troviamo i volontari del comitato di sostegno, costituito per l’emergenza e indovinate un po’? Fanno la stessa identica cosa che fanno i volontari dello sportello legale AVA.

Ci siamo seduti con loro, il suolo era belga ma il loro lavoro, le domande, le risposte e le angosce di profughi e volontari per la maggior parte uguali!

Ci siamo confrontati su metodi e difficoltà, è bastato poco per capire come anche loro vivano le stesse problematiche…istituzioni chiuse negli uffici , nessuno supporta davvero i richiedenti asilo e finisce che le loro richieste di protezione vengano respinte anche per banalità.

Le navate della chiesa sono piene di tende e tendoni nei quali vivono. Nella navata principale i banchi da chiesa hanno lasciato posto alle sedie e un tavolo centrale per le riunioni. Sullo stesso tavolo si celebra anche la messa, ci raccontano, è un po’ come se l’altare fosse sceso dal suo spazio rialzato in mezzo a loro, al centro del luogo dove discutono dei loro problemi.

Andiamo via con due emozioni contrastanti, la forza di sapere di altri come noi, di sapere che siamo e sono tanti e l’indignazione per i limiti dell’accoglienza, vissuti non solo in Italia.